I=P


I=P intende riprendere e consolidare la rete di servizi community-based già creati in passato con il checkpoint e altre iniziative di tipo privato,

,ed integrarla con due sportelli territoriali e nuove strategie di tipo comunicativo e informativo.
I due sportelli territoriali saranno a disposizione di chiunque venga intercettato all’interno del carcere di Poggioreale al fine di mantenere un punto di contatto e monitoraggio dopo la fine della detenzione, mantenendo una particolare attenzione su quelle fasce di popolazione più vulnerabili ed esposte al rischio di IST (ex detenuti, sex workers, persone transessuali, migranti o spesso la combinazione delle 3).
Le ragioni alla base di questo progetto non possono intendersi, né tantomeno si sono mai intese, come un tipo d’azione che funzioni a compartimenti stagni. Al contrario, sono sempre state pensate in un disegno ben più ampio per tempo e raggio d’azione.

I primi 3 mesi saranno dedicati alla formazione di operatrici (anche ragazze trans) e operatori, alla pianificazione e alla creazione di materiale informativo anche digitale e al consolidamento dei contatti e dei legami con i servizi sanitari territoriali. Conclusa questa fase si passerà all’azione con la somministrazione, nell’arco dei restanti nove mesi, di 3000 test di screening per HIV. Gli operatori forniranno orientamento per la presa in carico presso le strutture sanitarie in caso di test reattivi. Grazie all’esperienza degli sportelli territoriali verranno formati nuovi operatori ed operatrici 

per l’erogazione di servizi, test e counseling. Attraverso gli sportelli territoriali avranno come compito anche l’ampliamento della popolazione target non carceraria, cercando di includere persone giovani e altre persone in condizioni di vulnerabilità. Nello specifico gli sportelli offriranno i seguenti servizi:

Creare consapevolezza e autonomia nella gestione del proprio stato di salute;
– Informare sulla salute sessuale;
– Offrire presidi di protezione individuale (preservativi, lubrificante) e orientamento;
– Semplificare accessi ai servizi ;
– Creare uno spazio sicuro per la comunità.

Nel corso di 12 mesi verranno valutate le condizioni di partenza del campione ed i risultati ottenuti attraverso il monitoraggio in ingresso, in itinere e finale dell’utente.
Il percorso di monitoraggio sarà costante durante tutta la durata del progetto e si avvarrà anche di dati qualitativi reperiti attraverso interviste semistrutturate o in profondità. Verrà anche valutato l’impatto in termini sociali attraverso una 

analisi dell’accesso ai servizi.

1) Emersione del sommerso : Interventi di prevenzione all’interno della casa circondariale di Poggioreale

Come riconosciuto già dal 2012 dal documento di Intesa della Conferenza Stato Regioni in merito a “infezione da HIV e detenzione” (si veda a tal proposito l’allegato A “in Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.77 del 31-03-2012) le infezioni virali croniche tras

messe per via parenterale o tramite rapporti sessuali non protetti, sono più frequenti nelle comunità penitenziarie rispetto alla popolazione generale. A questo stato di cose si aggiungono le difficoltà di accesso alle cure e di aderenza alla terapia per chi scopre di essere sieropositivo in carcere o che lo diventi durante la dete

nzione. Come emerge dalla relazione finale del progetto I.RI.DE. 2 dell’Università di Torino, condotta nel 2018 all’interno di 92 istituti penitenziari italiani,e Poggioreale non fa eccezione, mancano:

– un reale piano di prevenzione delle infezioni sessualmente trasmesse,
– l’accesso alla profilassi post esposizione (PEP),
– la continuità dei trattamenti e delle cure per l’HIV dopo l’uscita dal carcere,
– il raccordo e la cooperazione tra servizi medici dentro e fuori dal carcere,

– una dinamica di passaggio delle informazioni peer-to-peer
– la disponibilità di preservativi per la popolazione carceraria.

I e le detenute hanno dimostrato un basso livello di conoscenza e attenzione rispetto alle tematiche della prevenzione e del trattamento delle IST. È dunque necessario intervenire direttamente sulla condizione della popolazione carceraria per ridurre il danno. Non siamo a conoscenza di dati più recenti del 2018 ma non ci aspettiamo di riscontrare sostanziali miglioramenti a 4 anni di distanza.
Il primo intervento che I=P si prefigge di attuare, pertanto, sarà quello di far attuare il principio di equivalenza delle cure a partire dalla popolazione carceraria più vulnerabile alle infezioni sessualmente trasmissibili ovvero:
1) le donne trans (alcune di queste ricorrono alla prostituzione ed in taluni casi migrant) confinate nel reparto Roma assieme con sex offenders e tossicodipendenti;
2) gli uomini confinati al reparto Genova, in cui la popolazione carceraria è composta da MSM e quindi maggiormente a rischio. I=P interverrà in quel vuoto amministrativo che nega un diritto inalienabile della persona. Il progetto avvierà un processo utile al monitoraggio dello stato delle infezioni sessualmente trasmesse all’interno del carcere e, soprattutto, orienterà la collaborazione interistituzionale CARCERE-ASL-SSN. Il nuovo modello tenderà a migliorare, così, non solo le condizioni delle persone recluse ma, a cascata, dell’intera popolazion

e locale grazie ad un percorso di presa in carico capace di mettere a fuoco lo stato di salute della popolazione target e di migliorare le conoscenze sulle IST. L’esperienza a Poggioreale, così come concepita, non solo potrà in futuro essere replicata all’interno di altri istituti di detenzione ove si riscontrino dinamiche simili ma, soprattutto, continuerà ad essere pienamente sostenibile perché la salute dei/lle detenuti/e è un fattore discriminante sulla salute dell’intera la popolazione.

2) Intervento educativo e crescita comunità di riferimento

Durante tutto l’arco temporale di progetto particolare attenzione verrà data alla realizzazione di interventi educativi specifici destinati alla popolazione universitaria. Intervenire su questa fetta della popolazione garantisce di raggiungere un gruppo significativo nella fascia d’età 19-30 anni (alla luce dei dati succitati quella maggiormente colpita).
Il coinvolgimento degli studenti contribuirà a creare le condizioni per lo sviluppo di una comunità di riferimento più ampia a Napoli, nella quale il ruolo del peer troverà la sua collocazione naturale. L’intervento educativo avrà per obiettivo la moltiplicazione delle occasioni in cui le informazioni sulla salute sessuale più ampia e sulle IST potranno passare da individuo a individuo diventando così patrimonio collettivo.